Una cosa che non ho mai rivelato su queste righe di codice, e che quindi pochi, tra cui Yoss, conoscono, è che sono appassionato di storia. E che dentro a questa passione, ne ho un'altra tutta particolare, che riguarda le strategie militari dei tempi passati, con una ovvia predilezione per le grandi battaglie che hanno deciso le sorti delle guerre e segnato il corso degli eventi umani in una o nell'altra direzione.
Per esempio, è il 14 Ottobre 1066, e ci troviamo nei pressi di Hastings, Sussex dell'Est, Inghilterra. E' mattina, e due eserciti sono schierati l'uno di fronte all'altro. Da un parte, le truppe di Re Aroldo II, sovrano degli Anglosassoni, che si prepara a difendere il suo trono minacciato dai Normanni; dall'altra, quelle di suo cugino Guglielmo II , Duca di Normandia, che dopo duecento anni di indipendenza formale del suo ducato ha deciso di non essere più legato in alcun modo alla Francia, e l'unico modo per farlo è conquistare le terre oltre la manica per divenirne il nuovo re, senza che il regno Francese possa vantare le pretese che invece potrebbe avere in caso di semplice annessione dell'Inghilterra alla Normandia.
Le forze in campo sono praticamente pari, tra settemila e ottomila soldati da ambo le parti.
Guglielmo, dopo essere sbarcato senza difficoltà pochi giorni prima approfittando della confusione creata da una delle scorrerie vichinghe usuali per l'epoca, ha posizionato i propri uomini su una pianura non distante dall'approdo.
Aroldo, che è reduce fresco da una battaglia per aver dovuto respingere un tentativo d'invasione*, ha reagito comunque prontamente ed è riuscito ad attestare in tempo il suo esercito su Senlac Hill, una collina che domina agevolmente la posizione dell'esercito normanno.
*il nemico erano gli stessi vichingi che avevano consentito a Guglielmo II il facile sbarco. Harald III di Norvegia tentò un'invasione dell'Inghilterra, ma, dopo una prima vittoria, venne sconfitto a Stamford Bridge proprio da Aroldo II.
Le forze sassoni sono formate soprattuto da fanteria pesante, quindi la tattica di Aroldo è di attendere il nemico arroccati sulla collina, protetti dalle pesanti armature e da un muro di scudi, in modo da difendersi dal tiro degli arcieri e soprattutto da evitare lo scontro in campo aperto, dove forze troppo pesantemente armate risulterebbero lente e vulnerabili contro la cavalleria, che forma il grosso dell'esercito nemico.
Lo schieramento è ripiegato sulle ali, per prendere in tempo eventuali sortite dietro le linee da parte dei cavalieri nobili di Gugliemo: nell'ipotesi di un successo nel mantenimento di questa formazione, la superiorità nel corpo a corpo dei fanti pesanti sassoni dovrebbe garantire ad Aroldo la vittoria, visto che anche un'eventuale carica di cavalleria andrebbe ad impantanarsi senza speranza nella selva delle sue prime linee, più che efficaci, per corazze ed armamenti, contro cavalieri fermi.
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Dal canto suo, Guglielmo sa bene che l'attacco di forza contro le linee avversarie sarebbe tanto suicida quanto inutile; schiera quindi le sue truppe su tre battaglioni, tutti disposti classicamente con la cavalleria nelle retrovie, pronta a caricare il nemico nel caso che si riuscisse a trascinarlo in campo aperto, ed inizia la battaglia mandando i suoi arcieri, armati di quello che diverrà famoso come longbow (l'arco lungo inglese) ai piedi della collina per bersagliare i sassoni sulla sommità.
La tattica, però, si rivela infruttuosa come previsto da Aroldo. Infatti, se lanciati a superare gli scudi con una parabola, i dardi finiscono lunghi , per causa della conformazione del terreno che rende quasi impossibile un tiro a cadere, dal quale comunque sarebbe facile ripararsi per via della sua lentezza. Quando invece i normanni tentano il tiro diretto, le loro frecce si infrangono puntualmente sugli scudi sassoni.
Guglielmo, quindi, se vuole cercare di vincere, è costretto a tentare l'assalto alle posizioni nemiche proprio nel modo che voleva evitare, ossia lanciando la fanteria e la cavalleria.
Ma queste ultime, giunte stremate in cima all'altura per via della distanza percorsa in salita, vengono ricacciate indietro, addirittura quasi solamente con l'ausilio degli scudi.
Fino a questo momento l'esito dello scontro è assolutamente fuori discussione: Aroldo ha indovinato tutto, schierando perfettamente le proprie unità in considerazione di quelli che erano il campo di battaglia e la tipologia delle forze avversarie.
Però, come spesso accade nei grandi momenti di svolta della Storia, sta per verificarsi un evento imprevisto.
Infatti, un gruppo di Sassoni, ricacciata indietro un'ondata di carica, decide di non mantenere la posizione come fatto fino a quel momento, ma di inseguire i nemici in rotta giù per la collina, fino alla pianura sottostante.
Perché questa mossa? Perché cambiare una strategia che si stava rivelando chiaramente vincente? Forse, quell'unità voleva conquistarsi una maggiore gloria sterminando tutti gli avversari. Forse, reduci da una vittoria contro un primo invasore straniero e sicuri vincitori anche della battaglia attuale, i Sassoni si erano fatti prendere da fervore trionfalistico tanto da convincersi di essere invincibili. Forse, fu il gesto instintivo di un singolo soldato che si lanciò all'inseguimento trascinando con sé i compagni nella foga e nell'eccitazione della battaglia. Forse, fu semplice e brutale brama di sangue, mancanza di pietà per un nemico già sconfitto ed inoffensivo.
Ma, andò come andò, fatto sta che il gruppo di Sassoni staccatosi dal battaglione si trova ora in campo aperto, sparpagliato, a ranghi rotti. I Normanni capiscono subito che il vantaggio del nemico non esiste più, e, tramutatisi instantaneamente da fuggiaschi in aggressori, sterminano senza difficoltà i lenti ed isolati fanti nemici.
Messo a conoscenza della cosa, Gugliemo elabora una strategia. Ordina ai suoi uomini di portare un'altra ondata di attacchi, ma stavolta ritirandosi quasi subito, fingendo paura e sconcerto per non riuscire a passare la difesa nemica.
Così, al successivo attacco, quando i Normanni cominciano ad indietreggiare, i Sassoni rompono le righe e si lanciano all'inseguimento, certi che oramai il nemico sia in rotta e pronti a finirlo alle spalle.
Ma, giunti nella piana, i cavalieri normanni fanno dietro-front, e caricano, con tutta la forza di cui una cavalleria in armatura e con staffe è capace, contro le scompaginate e larghe unità nemiche, massacrandole.
Nonostante tutto, però, ad Aroldo restano ancora la sua posizione privilegiata sulla cima della collina ed una notevole quantità di uomini, forse più di quattromila, rimasti a sua difesa.
Gugliemo chiama dunque di nuovo in causa i suoi reparti di arcieri, che ricominciano a tirare, coi loro archi lunghi, sulla postazione del nemico.
E qui, per la seconda volta, un evento imprevisto cambia la Storia.
Capita infatti che una freccia riesca ad inflitrarsi attraverso gli scudi, e vada a raggiungere Aroldo ad un occhio, uccidendolo. Il morale dei superstiti sassoni è ora completamente abbattuto, e ben presto tutti i reparti rimanenti si danno alla fuga; resistono fino alla fine solo i duemila fedelissimi Uscarli della guardia personale di Aroldo, che vengono massacrati dalla cavalleria.
Al tramonto, Senlac Hill è dei Normanni, ed è l'inizio del regno di Guglielmo, che verrà incoronato ufficialmente il giorno di Natale di quell'anno, divenendo da allora in poi Gugliemo I il Conquistatore.
E questa è la storia-Storia. La storia recente, invece, è che ti capita di trovarti sul volo Las Vegas - Salt Lake City in un caldo pomeriggio di Luglio, con poco da fare per ammazzare il tempo se non partecipare ad uno stupido gioco a quiz via touch screen del tuo seggiolino. E capita che tu sia in un forsennato testa a testa con l'odioso e sconosciuto Dan, passeggero del posto 6/D che non si vuole arrendere alla tua superiore cultura e si ostina a tenere il tuo passo in esattezza e velocità delle risposte.
Sapete, tornando a prima, quasi tutti gli storici concordano che il fattore decisivo della battaglia di Hastings fu la cavalleria, che prima eliminò il grosso dell'esercito nella piana e poi finì gli Uscarli in cima alla collina. Ma io non la penso così. Io penso che il merito fu degli archi lunghi, perché fu solo grazie alla loro gittata (e ad un tiro MOLTO fortunato, ok) che l'esercito nemico venne messo in rotta.
Così, quando capita che la domanda decisiva del quiz sia "Quale di questa storiche batttaglie vide decisivo l'uso dell'arco lungo inglese?", capita che tu risponda, affidandoti solo alla tua personale, insindacabile e come sempre giusta opinione, "Battaglia di Hastings". E capita che Dan del posto 6/D mangi la tua polvere.
Capita che oggi sia tu il re del volo Delta 4866 per Salt Lake City, ed ora puoi accendere il tuo iPod ed ascoltarti un po' di (vecchi) Metallica con la coscienza a posto.